Dott. Rosario Rapisarda, esperto in Medicina Interna, oggi ci racconta chi è un Medico Internista e perché è fondamentale rivolgersi a lui.
Ma prima di cominciare soffermiamoci su un aspetto:
Con il termine “Medicina Interna” si definiscono tutte quelle patologie di pertinenza non chirurgica, considerata “Medicina Esterna”. Questo termine nacque nel 1939 in occasione del Congresso degli Scienziati Italiani che si tenne a Pisa.
Ancora oggi resta aperto un dibattito su cosa si intendesse per “interna”. Esistono scuole di pensiero che lo ritengono un termine utilizzato per lo più per distinguerla dalla medicina “esterna”, altre sostengono che il termine derivi dal “entrare nel caso clinico” per affrontarlo con mezzi della scienza sperimentale.
Tra i medici internisti vi sono presenti sottospecializzazioni come: cardiologia, pneumologia, gastroenterologia, endocrinologia, ematologia, nefrologia e immunoreumatologia.
Un medico Internista ha il compito di occuparsi della valutazione globale del proprio paziente e delle sue patologie, integrando ad esso le diverse terapie cosi da poter gestire la sua salute in modo completo.
Come descritto sopra, si occupa di problematiche cardiovascolari, gastroenteriche, endocrinologhe ecc., se lo ritiene opportuno il Medico Internista può coinvolgere specialisti delle singole discipline a cui demanda spesso la soluzione di un preciso problema mantenendo però la “regia ”della gestione medica del proprio paziente.
E’ giusto rivolgersi ad un Medico Internista quando si soffre di quadri clinici complessi e con diverse patologie per le quali si seguono specifiche terapie.
Il Medico Internista analizzerà nell’insieme il quadro clinico generale, valutando dunque quali sono le terapie più idonee non solo a trattare la specifica patologia, bensì per la persona che ne soffre.
Si ci focalizza spesso sulla singola patologia dimenticando però il resto dell’organismo ed i possibili effetti di tale terapia sulla persona che la assume e sulle eventuali altre patologie di cui soffre.
L’internista applicherà sempre una valutazione complessiva della persona, della sua storia (detta ANAMNESI) familiare e personale, per valutare le patologie presenti e i fattori di rischio, pianificando cosi gli interventi di tipo preventivo e terapeutico più appropriati per mantenere lo stato di salute e rallentare-arrestare il decorso delle patologie.
Infine, il mio consiglio è di effettuare sempre un check-up introno ai 30 anni. Potrà anche sembrare presto, ma individuare precocemente comportamenti non adeguati o altri fattori di rischio è possibile evitare lo sviluppo di molte patologie cronicoodegenerative, che rappresentano le principali cause di decesso nel mondo.
Dopo i 30 anni bisognerà invece concentrarsi sull’attenzione delle patologie più frequenti per età e sesso, oltre quelle ricorrenti nella famiglia, e gestire dunque le patologie già note.